Capodanno, tra rituali, credenze e superstizioni

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In Italia vige la regola di mangiare rigorosamente lenticchie durante il Cenone. In Spagna il countdown si fa a suon di chicchi d’uva. Insomma, tutto il mondo è Paese. Ovunque passiate il Capodanno troverete una serie di divertenti e curiosi rituali, infarciti di scaramanzia, che condiranno la vostra serata. Si tratta di credenze ormai entrate nella tradizione popolare e adottate in massa. La cena del Bel Paese a base di lenticchie vede le sue radici nel lontano 1700: la leggenda vuole che fosse il filosofo Kant a mangiarle in abbondanza nella notte del 31 dicembre, come buon auspicio per un anno fortunato sul fronte economico.

In Francia i soldi arrivano con la frutta secca: e via arachidi, zibibbo, datteri, mandorle e fichi (e chi più ne ha, più ne metta) a decorare la tavola del cenone di Capodanno. La Spagna segue invece una tradizione tutto sommato recente, ovvero quella dei 12 acini d’uva che vanno mangiati negli ultimi 12 rintocchi dell’anno vecchio: una tradizione che sembra legata al 1909, un anno positivo in termini di produzione d’uva, tant’è che il surplus creato venne distribuito alla popolazione come auspicio di un buon raccolto.

Se in alcuni Paesi le credenze sono pressoché alimentari, in altri no. E’ il caso delle isole Samoa, dove l’ultimo giorno dell’anno tutti si “dilettano” a pulire casa con una scopa nuova. Il significato? Spazzare via tutta la polvere dell’anno passato, così che non infetti quello nuovo. In Romania è usanza camminare a mezzanotte per le strade e porgere, con tanto di frasi gentili, gli auguri a tutti gli animali che si incontrano. In Cina è d’obbligo indossare lussuosi abiti nuovi e in Ungheria vige la regola di bruciare una sedia realizzata con ben 13 tipi diverso di legno in piazza.

Alcune bizzarre, altre più semplici. Poco importa. Per quanto diverse le superstizioni ci ricordano che tutti, da ogni parte del globo, non vogliamo che la stessa cosa. Un po’ di sana fortuna. E’ chiedere troppo?

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