Viaggiare è cultura. Viaggiare è informazione. Viaggiare è storia. Potremmo continuare all’infinito perché sono tanti i significati nascosti dietro l’idea del viaggio. E’ proprio la voglia di esplorarli che sta alla base del Festival del Viaggio, che a giugno (dal 5 al 9) apre i battenti a Firenze, per il terzo anno consecutivo in questa città. La manifestazione, in realtà, nasce un po’ prima, nel 2005, ma solo dal 2010 si è trasferita nella città toscana definita la culla del Rinascimento. Lo scopo? Ripercorrere avventure, luoghi, date e ricordare alcuni personaggi del passato che, con i loro viaggi, hanno lasciato un’impronta nella storia, come ha sottolineato Alessandro Agostinelli, direttore del Festival.
Si andrà dal Giappone (con la mostra delle immagini scattate a metà novecento da Fosco Maraini, di cui si festeggia il centenario della nascita) all’America, attraverso una conferenza che omaggerà uno dei grandi viaggiatori di sempre, Amerigo Vespucci, morto nel 1512, esattamente 500 anni fa.
Ma non solo: Cuba, la Siberia, il Nepal e la Bosnia Erzegovina saranno altre mete prese in considerazione, nella serata dedicata al cinema. Alcuni documentari ci guideranno, attraverso immagini, all’interno di queste realtà. E ampio spazio sarà dedicato anche a Israele, visto attraverso i villaggi comunitari dei kibbutz.<b<>
Come se tutto questo non bastasse il Festival sarà all’insegna della cultura: a prendere parola durante questa kermesse saranno diverse personalità note, come lo scrittore Wu Ming 2, il globetrotter Matteo Pennacchi e Paolo Campione (del Museo Culture di Lugano), solo per citarne alcuni.
L’occasione è ghiotta per tutti: visitare Firenze è, infatti, sempre tempo ben speso. La città trasuda arte e storia in ogni suo angolo e sarà possibile ammirarla in un’ottica completamente nuova, grazie a tre passeggiate notturne organizzate dal Festival e guidate dagli storici Marco Vichi e Luca Scarlini. Per ammirare questa città toscana con occhi nuovi e per apprezzare un po’ del suo passato in modo da capire di più il suo presente. E allora, che aspettate?