Gli italiani, si sa, sono di bocca buona. Buongustai, abituati alle prelibatezze che la terra dei cachi offre, appassionati della buona tavola. Ecco perché, quando viaggiano in un Paese, non rinunciano a conoscere e provare le succulenti specialità del posto. E se anche voi amate le cose buone, beh, non dovete perdervi la top 10 redatta da Best In Travel 2013. Il tema? I dieci migliori musei del cibo in tutto il mondo. Pronti a leccarvi i baffi?
Dall’Ungheria al Giappone, dalla Germania alla Corea del Sud, senza dimenticare gli Stati Uniti e il Belgio. Ogni luogo vanta una ragione (culinaria) per cui vale la pena comprare un biglietto e partire.
C’è Seghedino (Szeged) che viene ricordata per il Museo del Salame Pick e della Paprika, un polo museale che offre saporite degustazioni e la possibilità di conoscere tutti i segreti del tipico salame ungherese.
Ci sono Berlino e Schrobenhausen, mete teutoniche del gusto: nella capitale tedesca spicca il Currywurst Museum che come spiega il nome è ideale per chi ama insaporire i würstel con tanto di curry; la località della Baviera, invece, vanta la nomea di “città degli asparagi”, proprio grazie all’imperdibile European Asparagus Museum.
Ultima meta europea è Bruges, con il suo Frietmuseum (nella foto), un tempio delle patatine fritte, vera e propria fissazione per il Belgio.
Spostandoci nei lontani States vanno segnalati il Burlingame Museum of Pez Memorabilia di San Francisco dedicato alle caramelle a forma di mattoncino chiamate Pez; il Jell-O Gallery di LeRoy che racconta la storia del semplice e omonimo dessert alla gelatina; e lo Spam Museum di Austin che deve il suo nome alla contrazione di “spiced ham”, ovvero prosciutto speziato.
Conclude la classifica dei migliori musei culinari il Pulmuone Kimchi Museum di Seul incentrato sul kimchi, il piatto tradizionale coreano fatto con cavolo fermentato e spezie piccanti.
E ancora i musei nipponici di Shinyokohama Raumen Museum a Yokohama e Su No Sato Vinegar Museum nella città di Handa: il primo dedicato ai famosi tagliolini giapponesi, il secondo incentrato sull’aceto che, in barba alle tante credenze, vanta una lunghissima storia anche in Giappone.