La cucina spagnola è una delle migliori d’Europa, senza alcun dubbio.
Ammettiamolo, siamo italiani, siamo abituati a mangiare bene: la buona cucina non è solo un piacere, è una vera e propria necessità. E purtroppo, quando viaggiamo in Europa, spesso soffriamo la mancanza di buon cibo.
Beh, in Spagna non è così. La cucina spagnola fa parte della scuola Mediterranea, ha molti punti di contatto con le nostre abitudini culinarie e, soprattutto, comprende alcuni piatti tipici davvero deliziosi! La storia multiculturale della Spagna, ha inevitabilmente influito sulla sua cucina: gli arabi, ad esempio, portarono ingredienti come il riso, la noce moscata, la cannella e lo zafferano, elementi base della cucina spagnola di oggi. Per non parlare dell’influenza della cucina francese e degli ingredienti che arrivarono dalle Americhe, dopo l’arrivo dei Conquistadores.
Esattamente come avviene in Italia, per altro, ogni regione ha il suo piatto tipico, la sue specialità da provare assolutamente. E per conoscere e apprezzare a pieno la gastronomia di una Paese, non solo è importante sapere cosa mangiare, ma anche dove mangiarlo.
E allora partiamo in questo piccolo food-tour, alla scoperta delle specialità spagnole con le relative città dove provarle!
C’è qualcosa di portoghese nel nome “Pulpo a Feira”, non è vero? Questo perché il Pulpo a Feira è un piatto tipico della Galizia, regione confinante con il Portogallo e il cui dialetto ha effettivamente degli elementi che si avvicinano alla lingua portoghese.
Troverai questo piatto anche con il nome di Pulpo alla Gallega, una variante che prevede l’accompagnamento delle patate. Il Pulpo a la Gallega è un piatto semplicissimo: tentacoli di polpo, patate, peperoncino in polvere, sale grosso e olio extravergine di oliva. Viene servito su piatti di legno, non solo per decorazione: il legno, infatti, assorbe l’acqua rilasciata dal polpo, ma non l’olio, che invece andrà a creare una salsa stupenda mischiandosi con il peperoncino.
Diciamo che se vuoi mangiare bene in Spagna, andare a Madrid è sempre la scelta giusta. E se ti trovi nella capitale spagnola in inverno, quando l’aria è fresca, magari in una giornata piovosa, non c’è niente di meglio che rifugiarti nel tepore di uno dei tanti ristoranti tradizionali del centro e gustare un caldo e avvolgente Cocido Madrileño.
Si tratta di una ricetta antichissima e popolare, della quale si trova traccia già in documenti risalenti al XIII secolo. Un il tipico piatto povero, ma ricco di gusto e di nutrienti. Un brodo di verdure, ceci e di diversi tipi di carne che dall’essere il piatto della tradizione popolare è diventato, negli ultimi anni, un vero e proprio simbolo della gastronomia spagnola. E se in passato è alquanto probabile che venisse preparato un po’ con qualsiasi ingrediente rimasto in cucina, la preparazione del Cocido oggi segue regole ben definite e il suo consumo, in alcuni ristoranti di Madrid, è un vero e proprio rituale.
La zona della Albufera di Valencia è dove viene prodotto praticamente tutto il riso della Spagna. ed è proprio qui che, tradizionalmente, nasce la Paella, il piatto spagnpolo più famoso in assoluto. Per essere precisi, il nome del piatto originale fa le sue prime apparazioni nei documenti come “Arroz a la Valenciana“, riso alla valenciana. Il nome “Paella”, invece, è il termine spagnolo che indica la padella utilizzata per cucinarla e che per una sorta di metonimia è arrivato a dare il nome al mitico riso valenciano. Storia ed etimologia a parte, a noi in fondo interessa solo una cosa: mangiare! Vediamo come è fatta la paella originale.
Originalmente, gli ingredienti era quelli che i contadini avevano a portata di mano: uccelli di vario tipo, coniglio, verdure, riso, zafferano e olio di oliva, cucinati a fuoco lento, a legna. Col passare del tempo, la Paella Valenciana è diventata mista, e oggi la più diffusa nei ristoranti di tutta la Spagna è un bel mix di crostacei, frutti di mare, carne e verdura.
Altro giro, altro simbolo della gastronomia spagnola. Un piatto povero, le cui origini vanno ricercate probabilmente nell’antica e infallibile pratica del “non ho niente in casa, mischio i pochi ingredienti che ho e vediamo…”
La tortilla di patate, in Spagna, va bene per qualsiasi occasione. Pranzo, cena, aperitivo, merenda… persino a colazione, in alcune zone! Quello che però molti non sanno è come riconoscere una buona tortilla. Perché fare una tortilla è semplice, ma farla bene è un’arte. Non troppo alta, non troppo cotta, un po’ “abbronzata” all’esterno, ma bella morbida all’interno, che si possa quasi sfaldare sul pane.
E poi c’è la diatribra infinita: con cipolla o senza? Un dibattito che divide la Spagna da generazioni.
Questa è un’altra ricetta spagnola nata in seguito all’arrivo di ingredienti dal Nuovo Mondo, in questo caso il pomodoro. Una zuppa fresca, freschissima, da consumare nelle torride estati dell’Andalusia, nel profondo sud spagnolo. Esistono diverse ricette e varianti del Salmorejo: chi ha amici “andalusi” può confermare che, solitamente, “il miglior salmorejo è quello di mia nonna”. O almeno così dicono sempre.
Si tratta di una semplice crema fatta con pane (quello del giorno prima, messo a bagno), pomodoro, aglio, un pochino di aceto e sale. Viene solitamente servito in tazza o bicchiere, con pezzettini di prosciutto crudo e uova sode sbriciolate in superficie.
C’è una specialità spagnola che in pochi conoscono. Forse perché appartiene a un arcipelago, a un’isola in particolare, famosa soprattutto per le sue spiagge e le sue acque turchesi, più che per la sua gastronomia. Eppure la Caldereta di Aragosta è uno dei simboli più rappresentativi dell’isola di Minorca, nonché uno dei suoi principali richiami turistici. Le sue origini risalgono al secolo scorso, quando questo piatto fu reso celebre dal ristorante Casa Burdó, che oggi non esiste più. Si dice che in questa zona del Mediterraneo si peschino le aragoste più buone in assoluto.
Provare per credere, no?
La caldereta non è altro che una semplice zuppa, che ricorda un po’ la nostra zuppa di pesce, il cui solo ingrediente di mare è la regina dei crostacei. La cui cottura, si sa, è una delle più insidiose per gli chef.
“Dulcis in Fundo”, letteralmente.
Dopo tutte queste specialità salate, a noi è venuta un po’ di voglia di dessert. E allora voliamo in Catalogna, la patria, naturalmente, della Crema Catalana!
Secondo la leggenda, nel XVIII un vescovo fece visita a un convento catalano, dove le monache gli servirono un Flan. Un normalissimo Flan, che però evidentemente era rimasto troppo liquido. Apportando qualche tocco speciale, tentando di dissimulare la mal riuscita del dessert. E una volta aggiunto lo zucchero caramellato, battezzarono quella loro involontaria “crezione” Crema Catalana!
Insomma, di motivi per visitare la Spagna ce ne sono a sufficienza, non credi? La sua cucina incredibile è solo uno di questi!
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